Concorsi nei centri per l’impiego e riclassificazione del personale

Concorsi nei centri per l’impiego e riclassificazione del personale

18 Novembre 2020 Off Di

COMUNICATO DEL 18 NOVEMBRE 2020 – CONCORSI NEI CENTRI PER L’IMPIEGO E RICLASSIFICAZIONE DEL PERSONALE

 

COMUNICATO DEL 18 NOVEMBRE 2020 CONCORSI NEI CENTRI PER L’IMPIEGO E RICLASSIFICAZIONE DEL PERSONALE Si è svolta stamane in V Commissione Lavoro all’ARS un incontro in merito al bando di concorso per il potenziamento dei Centri per l’Impiego che la Regione si appresta a bandire, alla quale l’Assessore al Lavoro Scavone, seppur convocato, non ha ritenuto di partecipare. Nel corso dell’introduzione, però, l’attenzione dell’Assessore alla Funzione pubblica e delle altre OO.SS., si è concentrata soprattutto sulla Riclassificazione del personale piuttosto che sul bando di concorso e, seppur l’Assessore Grasso ha dichiarato che il Governo sembra avere trovato 14 milioni per finanziare tale riclassificazione, ha destato preoccupazione apprendere che questa non sarà una riclassificazione cui parteciperà tutto il personale, ma che sarà condizionata dalle capacità assunzionali e dalle disponibilità economiche e che, chi vi accederà, lo potrà fare solo con concorso interno e previa una procedura selettiva valutando prioritariamente i titoli di studio posseduti. Nel merito, questa O.S. ha preliminarmente rinnovato la propria contrarietà al predetto bando, per le seguenti motivazioni: 1. le somme destinate a questo concorso sono assegnate da una norma statale e finalizzate al potenziamento dei Centri per l’Impiego per il Reddito di cittadinanza. In particolare, tali somme non possono essere destinate a determinare nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato, bensì solo rapporti di lavoro a termine, perché così come chiarito dalla Sezione regionale di controllo Corte dei Conti per la Liguria, con deliberazione n. 116/2018/PAR, è possibile escludere, ai fini del rispetto del limite posto alla spesa complessiva per il personale, le spese coperte da specifico finanziamento finalizzato proveniente da altro ente pubblico, purché, in primo luogo vi sia l’assenza di ulteriori oneri a carico del bilancio dell’ente locale (in rispetto al principio della neutralità finanziaria) e, in secondo luogo, che vi sia anche sotto il profilo temporale, correlazione fra l’ammontare dei finanziamenti e le assunzioni effettuate. Orbene, le somme assegnate nello specifico ammontano complessivamente a circa 100 milioni di euro, ma è evidente che tale plafond può coprire la spesa relativa a 1.135 unità da assumere solo per i primi due/tre anni circa, riversando tutti gli oneri successivi per gli anni a venire sul bilancio della Regione Siciliana, violando appunto in tal modo i principi su menzionati ed in particolare quello che la spesa in questione non deve determinare maggiori oneri per l’Amministrazione; 2. la riserva del 30% dei posti messi a concorso (340 posti destinati a tutti i dipendenti regionali) non risolve il problema della riqualificazione del personale regionale e del riconoscimento delle mansioni superiori svolte da tutti quei numerosi dipendenti che da oltre 20 anni rendono mansioni superiori nell’erogazione dei servizi utili ai cittadini; % 2 3. è inconcepibile procedere all’assunzione di 1.135 nuove unità di personale nei Centri per l’Impiego siciliani, presso cui prestano attualmente servizio circa 2.160 operatori (rispetto a una media nazionale di circa 900 unità), poiché ciò determinerà obbligatoriamente una mobilità di personale in uscita da tali uffici, per garantire la postazione di lavoro ai nuovi assunti destinati alla piena efficacia del Reddito di Cittadinanza, in sostituzione di quelli che attualmente garantiscono gli stessi servizi; 4. è inconcepibile non soddisfare le carenze di personale dei Beni Culturali che necessitano di 1.154 unità, oppure dei Geni Civili che necessitano di 983 unità, oppure delle Motorizzazioni Civili che necessitano di 539 unità, le Attività produttive che necessitano di 117 unità, la Protezione Civile, l’Autorità di bacino, lo Sviluppo rurale e tutti gli altri Dipartimenti in cui sono state individuate carenze di personale, e di contro rimpinguare solamente il personale dei Centri per l’impiego che in Sicilia sono palesemente sovra dimensionati. Relativamente invece alla riqualificazione, la scrivente ha precisato come vi sia un po’ di confusione, infatti vero è che con la riclassificazione, i dipendenti possono solo ed esclusivamente essere adibiti a mansioni equivalenti rispetto a quelle di appartenenza del precedente profilo professionale, ma è anche vero che sia questo Governo, sia le OO.SS., hanno sempre promesso che con la riclassificazione si sarebbe provveduto a riconoscere le mansioni superiori svolte da tutto il personale regionale, per cui sembrerebbe che oggi in molti stiano facendo marcia indietro rispetto a quanto fatto sperare sinora ai dipendenti. Diverso, infatti, è il progetto prospettato dall’Assessore Grasso che parla di progressioni fra le aree che possono avvenire solo tramite futuri e non certi bandi di concorsi pubblici di professionalità carenti nella Regione, per i quali è prevista la possibilità di destinare al personale interno, in possesso dei titoli di studio richiesti per l’accesso dall’esterno dei nuovi profili professionali, una riserva di posti comunque non superiore al 50 per cento di quelli messi a concorso e, in tale ottica, occorre anche tenere conto della valutazione positiva conseguita dal dipendente per almeno tre anni nel piano della performance, poiché ciò costituisce titolo rilevante ai fini dell’attribuzione dei posti riservati nei concorsi per l’accesso all’area superiore. Pertanto, Assessore Grasso, è ovvio che così non ci siamo, infatti, se realmente ci sono questi fantomatici 14 milioni, che ad avviso della scrivente sono comunque meno della metà di quelli che servono per riqualificare il personale, sarà bene rivedere le idee, perché nessuno può condividere, o almeno lo speriamo, che un solo dipendete dopo dodici anni di blocco contrattuale, un rinnovo deleterio, dopo essersi sacrificato in questi lunghi anni subendo, in alcuni casi, anche un demansionamento nell’inquadramento, possa rimanere escluso e a mani vuote, a prescindere dal titolo di studio posseduto.